Il giorno prima. Giorno diciotto

Giorno Diciotto, il giorno prima

Il “giorno prima”.
Credo sia l’attesa più estenuante a cui la vita ti sottopone.
Non puoi fare altro che aspettare e sperare che tutto vada per il meglio. Che tutto finisca.
Devi confidare negli altri. Devi fidarti degli altri.
Nell’attesa ti porti i tuoi libri da leggere, la tua musica da ascoltare.
Ma ti ritrovi sempre, e non sai come, a rimuginare su ciò che domani dovrai affrontare.
E fai la scorta di energie, immagazzini tutta la tua positività e prepari un bel sorriso.
Il giorno dopo dovrai indossarlo.

Credo che non ci sia tortura più atroce di questo.
E ti lasci torturare.
Fingere di essere altro. Di provare altro.
In questi momenti vorresti solo trovare un posto dove stare sola con te stessa e invece…
Ti tocca rassicurare gli altri, asciugare le loro lacrime, sciogliere le loro riserve.
Ma sei lontana.
Il “giorno prima” è Quel Giorno e tu vorresti non arrivasse mai.
Non sai come reagirebbe il tuo corpo, il tuo cuore.
Non sai e questo già basta a paralizzarti.

Ogni “giorno prima” è una continua scoperta.
Tra ansie, inquietudini, sconforti tiri il meglio di te stessa.
Sai farlo bene.
Sai essere forte e consolare. Fredda e calcolatrice.
Appena la folla si disperde, ti perdi dietro lei in un labirinto di domande che non trovano risposte.
Il gioco prevede solo un vincitore e tu potrai scoprirlo solo domani.
L’unica cosa certa è che tutto si supera quando l’amore ti stringe la mano.

Oggi è il “giorno prima”, ancora per poco.

“Loving can heal, loving can mend your soul.
And is the only thing that I know.
I swear it will get easier, remember that with every piece of ya.
And it’s the only thing we take with us when we die.
[…]
When I’m away, I will remember how you kissed me
under the lamppost back on 6th street.
Hearing you whisper through the phone;
wait for me to come home.”

Photograph, Ed Sheeran