Non avevo idea. Giorno ottantotto

Giorno Ottantotto, non avevo idea

non avevo idea

Siamo un equilibrio di energie; una vibrazione diversa, minima, e tutto cambia.
Se è vero che la vita è una giostra, allora la mia giostra sono le montagne russe.
Un continuo salire, un continuo scendere. E un continuo ritrovarsi con la testa all’ingiù, un continuo penzolare di piedi per aria. Ancora, un continuo di braccia stanche e occhi pieni. Di cosa, ancora non ne avevo idea.
Un continuo di pezzi sparsi per lo spazio circostante e un continuo cercare di ricomporre il puzzle; che, tuttavia, non si finisce mai perché i pezzi cadono sempre un po’ più in là dal recinto.

E non ci arrivi.

Non avevo idea di quanto coraggio si dovesse avere per guardare sempre e solo nella stessa direzione: avanti.
Ché il futuro si trova lì. Da nessuna altra parte.
E, ancora, di quanta forza ci volesse per non farsi schiacciare dal peso della forza di gravità, dopo aver fatto ritorno sul pianeta Terra.
Ché il cielo non può essere tuo e i sogni, qui, non sono fatti per essere veri.
Non avevo idea di quanto tempo un dolore avesse bisogno per smettere di bruciare; una mancanza smettere di essere così presente; un ricordo di essere così vivo.

… che potessi sentirti così, nonostante tutto.
Ché il tuo rumore è sempre lo stesso.
Solo un po’ più amplificato dal silenzio degli altri_

E lasciami finire
in fondo ad un sentiero
per ritrovar da solo
la strada come un vero uomo
E lasciami l’orgoglio
la dignità di cui ho bisogno
le trovi nel cassetto
le cose che hai lasciato da quel giorno
Qui dove non ci si fa più un’idea
dove i muri si fanno più bianchi
appeso assieme a quattro quadri.
Qui dove il tempo non vola da un po’
voglio farcela senza di te.
Devi
lasciarmi
andare
ora
Lasciami andare, Levante