Occhi cielo. Giorno Quaranta

Giorno Quaranta, occhi

occhiEra studiare che mi ero riproposta di fare.
Ma il mio sguardo vola, perso nell’orizzonte di un giorno che non ha avuto inizio né fine.
Durante questi ultimi mesi ho imparato a non aspettare con frenesia l’arrivo della domenica.
In un giorno riesco a perdere tutte le conquiste raggiunte nella settimana.
È un giorno opprimente. Mi priva di ogni cosa.
E oggi… questa domenica mi schiaccia ancora di più.
I miei occhi vanno alla ricerca di qualcosa che ho perso ventiquattro anni fa.
In realtà non l’ho mai avuta davvero, ma so che è sempre stata mia.
E la cerco in un cielo imperscrutabile. Grigio. Nuvoloso.
Ma troppo limpido per una giornata di pioggia che non vuole finire ancora!
Lascio volare la mia fantasia tra le righe di queste fotocopie lette e rilette. Senza essere capite.
Come fare per raggiungerti?
È già primavera. E io ti cerco ancora.
Non smetterò. È in questa folle ricerca senza fine che ti sento con me.
Ti sento vicina.
Ora. Da Sempre. Per Sempre. Ora che sei già stata. Ora che non potrai mai essere.
Ora che non ci sei più.
Vorrei poterti raccontare di me. Partire da quel giorno.
Non ti ho mai abbracciata né ho mai potuto ascoltare la tua voce.
Non mi sono mai persa in quegli occhi colorati che rivedo in mio padre.
Ecco dove ti trovo! Dove ti sento.
Non ti ho visto volare via. Ho sentito la tua mancanza. E la sento ancora, ogni volta che cerco di parlarti.
Potrai ascoltarmi ancora?
E in un cielo assente, brilla il tuo sorriso.
La pioggia è una tua lacrima.
Felicità o Tristezza? Dolce Malinconia o Amaro rimpianto?
Dove sei?!

Io ti sto aspettando. Da sempre.

“Quegli occhi. Quel paio d’occhi che brillavano sembravano due fari. Due torce. E quel sorriso così… così accecante sembrava… sembrava di vedere il sole quando lei rideva. Credimi. […] Quando un uomo si sente addosso quello sguardo, quella espressione… ma è inevitabile che gli esploda qualche cosa dentro! Tu pensi che io c’ho avuto soltanto un infarto, ma io ce ne ho avuti tre, quattro, non lo so nemmeno io quanti ce ne ho avuti! Il primo sicuramente quando ci siamo visti la prima volta. Poi il secondo quando m’ha accarezzato… e il terzo quando ci siamo baciati. Stavo per rimetterci le penne […] Però se qualcuno mi facesse la fatidica domanda “Ernesto, ne è valsa la pena? Io risponderei “ne è valsa la pena! Ne è valsa veramente la pena!”
C’è la neve nei miei ricordi. C’è sempre la neve. E mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare. Tanto qui sotto nulla è peccato.”

tratto da “Manuale d’amore 2 (Capitoli successivi)”