Io prima di te. Giorno settantasette

Giorno Settantasette, prima di te

Esistono confini che non si oltrepassano. Non perché non si debba fare, ma perché andare oltre comporterebbe un rischio e non sempre si è disposti a rischiare. Scegliere spetta a te: farti cullare da mamma Certezza o lanciarti tra le braccia del signor Ignoto. So che scegliere mette paura, ma anche restare immobili non è la sensazione migliore. Per questo ho deciso di rischiare. Per questo ho deciso di scegliere.
Per non vedere il mondo girarmi attorno come se io fossi il suo asse, tutto gira tranne me. Per non guardare gli altri passarmi accanto senza accorgersi di me, come se fossi una presenza assente. Per non permettere al mio cuore di perdere il suo slancio perché senza di quello sarebbe come un qualsiasi altro organo: assolverebbe alla sua funzione e finirebbe lì. Invece deve andare oltre! Oltre la paura di amare, oltre la paura di essere ferito, oltre la paura di sentirsi inutile o solo o sbagliato o condannato. E devo andare oltre anche io.

Per questo ho deciso di scegliere. E ho scelto me.
Sceglierò sempre me. Me prima degli altri. Me prima di te. Perché io sono l’unica cosa che dà un senso a questa vita, che le dà una forma.

Anche se tu me l’hai stravolta.

Puoi vedere il Sole sorgere e tramontare per anni, le foglie cadere a ogni autunno della tua vita, la Luna diventare prima una sfera e poi una curva che ti ricorda il suo sorriso sempre… puoi far passare una vita intera, ma quelle risposte non arriveranno e i tuoi desideri non si trasformeranno in realtà, nonostante le mille stelle viste cadere. Devi decidere se continuare o smettere: di aspettare, di fermarti. Puoi scegliere di cancellare quelle domande e di iniziare dalle risposte che hai per ricominciare. Puoi decidere di sceglierti, di amarti e di aspettarti. Ma scegli! Prima che la sabbia smetta di scendere, prima che i rintocchi finiscano.
Le cose belle sono il carburante della vita, ma quelle che ti fanno male sono la scintilla che lo infiamma e mette in moto tutto. Tu ricominci a girare perché ti fermi; ti rialzi perché sei caduta; ti ritrovi dopo che ti sei persa; sai di stare bene solo perché sai come si sta male e puoi amare qualcuno solo quando ami prima te stessa.
Sarà un paradosso, ma un giorno dovrò ringraziarti anche per questo: per avermi fatto male, per avermi mandata in frantumi.

Mi sto ricostruendo.

E la tua mancanza è la mia colla: sulle ferite brucia, ma poi riesce a tenermi su. Siamo come le stelle, noi due. “Abbiamo la stessa pelle e ci vogliamo scambiare, ma non ci va di cambiare” e ci stiamo perdendo e ci stiamo raffreddando. Ma non credere che il freddo congeli le distanze o che il silenzio sia sinonimo di assenza. Mai come prima di adesso vorrei che tu fossi al mio fianco e che la tua voce mi carezzasse la guancia prima di chiudere gli occhi, sapendo che quando li riaprirò ti troverò ancora con me.
Niente e nessuno potrà mai allontanarmi da te. Neanche tu.

Puoi continuare a farmi male.
E va bene se è l’unica cosa che mi resta di te_

“Tu eri l’uragano e io l’alta torre che sfida il suo potere:
dovevi schiantarti o abbattermi…
Non è potuto essere!
Tu eri l’Oceano e io la eretta roccia
che salda attende il suo ondeggiare:
dovevi rifrangerti o sradicarmi!
Non è potuto essere!
Bella tu, io altero;
abituati l’una a travolgere, l’altro a non cedere;
il sentiero stretto, inevitabile lo scontro…
Non è potuto essere!”
Gustavo Adolfo Bécquer