A pancia in su. Giorno ottantacinque

Giorno Ottantacinque, a pancia in su

a pancia in su

Prova a spiegare a chi ami che non ti senti all’altezza di ciò che stai vivendo. Prova a farlo, e vedrai il panico invadere i loro occhi; gli stessi che si metteranno alla ricerca della risposta che possa farti star meglio.
Ecco, sta proprio qui il punto. Stare meglio non è stare bene. Che sia chiaro una volta per tutte. Svegliarsi ogni giorno non è sentirsi realizzata. Devi solo esserne infinitamente grata. Hai superato la notte. Ti tocca, ora, superare il giorno. Vedere cosa c’è dall’altra parte. Capire come incassare quei colpi indirizzati dritto in pancia.

Si inizia così.

Notte dopo notte. Giorno dopo giorno. Un piede dietro l’altro. Con la Luna e con il Sole. Lotti ogni notte e tutti i giorni. Anche con gli occhi chiusi. Ma spiegalo al tuo cervello che, ogni tanto, anche lui ha bisogno di fermarsi! Ché riposare ti aiuta a respirare meglio e ad allontanare i cattivi pensieri.
Ti aiuta a sentirti un po’ più libera da te.
Vallo a spiegare alla tua ansia che non è necessario che lei sia onnipresente! Ché sai badare a te stessa, anche se proprio non riesci a capire cosa ti ha portato qui. Anche se la tua pancia è piena di lividi che hanno smesso di farti male.
Certi giorni ti svegli con tanti buoni propositi che, tutte le volte, richiudi tra le lenzuola non appena rifai il letto. Ma già ti alzi; è una vittoria.

Tale è la durata della felicità che ricavo dalle mie piccole vittorie.

Labile e passeggera, ma piena e vera. Che custodisco per i giorni più neri.
E quando permetti che le paure e le paranoie prendano il sopravvento, beh, quelle sono le volte in cui le piccole conquiste sembrano trasformarsi in cenere. Arrivi a credere che esse non esistono solo nella tua testa, ma sono reali. Loro prendono vita e ti paralizzano. Ti bloccano tra le quattro mura di una casa, mentre fuori c’è il Sole.

C’è sempre il Sole, anche se non lo vedi.

Lui è lì che si nasconde dietro le nuvole. Proprio come stai facendo tu. Perciò, pensi che uno spiraglio di Sole ti basti? Ti arrendi?
Ché di tempeste ne incontrerai a milioni. E così porte chiuse, cancelli saldati. Troverai sempre chi ti dirà di no, spezzando le tue ali. Incontrerai persone che ti stritoleranno la mano e te ne priveranno. Ma tu sarai brava a usare l’altra. E ti sorprenderai a scoprire che sei brava a proteggere la tua pancia. Che sai camminare anche su un sentiero sterminato di mine; che la vista dagli strapiombi è meravigliosa perché ti lascia senza fiato. E, invece, tu parli sempre.

Quindi, dimmi: sei pronta ad abbandonare tutto questo?
Cosa ne dici, invece, di tornare a sperare?_

Quello che meriti davvero, in qualche modo, arriverà dritto a te. Credo nella potenza del bene sincero, quello che puoi quasi toccare, per quant’è vero. Quello che non lascia spazio a dubbi e mancanze. Credo nella bellezza dei gesti fatti col cuore, quelli inaspettati e semplici […] che stupire una persona, sia il miglior modo per tenere vivo qualunque rapporto. Credo in molte cose, sempre più convinta che chi non ha nulla in cui credere, non sia capace neanche di sperare. E la speranza funziona un po’ come un calmante. La speranza è un’attesa.
È per chi ha fiducia. È per chi, nonostante tutto, ha ancora il coraggio di credere in qualcosa, o in qualcuno o semplicemente in te stesso. Che è la cosa più difficile. Poi magari non cambia quasi mai nulla e non tutto va esattamente come vorremmo, ma non importa.
Io comunque continuo ugualmente a sperare che alla fine, la direzione del vento, prima o poi cambi davvero.

Dove ti trovo? di Claudia Venuti