Fuorisede, ma dentro casa. La mia quarantena a Milano

Quarantena, giorno Ottantasei

Milano, 64esimo giorno di quarantena

Milano in quarantena

Trasferirmi a Milano non è stato difficile, ma imparare a viverci si è dimostrata tutta un’altra storia… soprattutto se il tuo riferimento è una piccola realtà del sud. Qui si corre sempre: gente a ogni angolo, suoni e rumori in ogni dove, le file per salire su un treno della metropolitana, le file per le casse, per i musei. Milano era, e resta per me, un formicaio sempre pieno di formiche laboriose e instancabili. E rimangono laboriose e instancabili anche in quarantena.

Non ero affatto preparata a tutta quella vita, a quel caos ordinato in cui mi imbattevo ogni volta che uscivo di casa. Si andava talmente tanto di fretta che non potevi permetterti neanche di fermarti a guardare una persona negli occhi. Si trovava sempre qualcosa da fare, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con i supermercati aperti h 24 e le case chiuse per 12, in certi casi anche di più perché ci tornavi solo per cena o per dormire. E, d’un tratto, riesci a spiegarti perché i monolocali si affittano e si vendono di più dei trilocali; perché puoi permetterti un bagno senza finestra e un letto in cucina a patto, però, che quel buco che chiami casa abbia un balconcino che ti faccia affacciare sul mondo. Quel balconcino che, in questi giorni di quarantena, è diventata una delle poche gioie della vita.

Io sono una crotonese che abita a Milano. Una crotonese fortunata che abita a Milano e che vede dal suo balcone tanto verde perché vive in un quartiere smart e giovane; in lontananza, vede le torri di City Life e dell’Unicredit. Non sono circondata da palazzoni e da cemento. Certo, non vedo il mio mare né sento il suo profumo, ma tornerò a godere di quella bellezza quando questa pandemia sarà sconfitta o arginata. Senza mettere a rischio la vita dei miei cari che, con tanti sacrifici, mi hanno permesso e mi permettono di vivere qui.

Dopo 64 giorni,

il volto di Milano si è trasformato: il traffico è sparito dalle strade, inquietantemente silenziose, e si è trasferito negli ospedali; la fila si fa solo per entrare al supermercato e lì si che, adesso, si possono incrociare gli sguardi degli altri. Hai il tempo per interpretare ogni espressione che si nasconde dietro quelle mascherine che aspettano in coda con te il loro turno; sguardi ed espressioni che, le prime volte, erano sospettose e guardinghe, mentre ora sono un po’ più rilassate, rimanendo comunque distanti, ma mai fredde. Sono gli occhi di persone preoccupate e che hanno paura, proprio come te.

Oltre all’attesa del tuo turno, ti preoccupava fare la spesa: il primo giorno è stato snervante. Ti ritrovi in coda con altre non sai quante persone, perché non riesci a contarle tutte (la fila fa il giro dell’edificio), e la cosa che ti impressiona di più è il silenzio: nessuno parlava, eccetto il personale della Protezione civile che vigilava e regolava il flusso all’entrata del negozio. Fare la spesa era diventata una corsa all’oro e tutti, improvvisamente, ci siamo scoperti o riscoperti panificatori e pizzaioli. Strano ma vero, il reparto di piatti pronti era intatto, mentre si faceva davvero fatica a trovare farina, latte, uova e lievito. La situazione si è gradualmente stabilizzata: la corsa è ritornata a essere una passeggiata e l’ansia di accaparrarsi gli ingredienti jolly è stata soppiantata dalla constatazione che, in fin dei conti, si riusciva a trovare tutto ciò di cui avevi bisogno solo con un pizzico di ricerca in più. È ritornata la spesa intelligente e onesta di sempre.

Di macchine se ne sentono poche, a dispetto dei cinguettii degli uccelli e degli abbai dei cani, portati a spasso a massimo 200 metri dalla propria abitazione (che, poi, vai a capire chi rispetta questa regola). Mai come in quest’anno è sbocciata forte la primavera. Qualche volta, puoi anche sentire e vedere qualcosa di davvero inusuale per Milano: un piccolo gregge di pecore al pascolo…

Ed è subito casa.

Ma se c’è una cosa ancora più destabilizzante di vedere una Milano spoglia di persone e di rumori, è sentire le sirene delle ambulanze in continuazione. Credevo di essermi abituata al loro suono, invece ogni volta è più straziante della precedente. Mi ricordano quanto la situazione in Lombardia sia grave e quanto la normalità sia ancora lontana.

Tutti sperano che la fase 2 dell’emergenza Covid-19 passi in fretta e che porti con sé i primi segnali di un ritorno alla normalità. Lontano dalla vita in quarantena. Lo spero anche io e la sto aspettando con tanta impazienza quanta la paura che provo quando mi sforzo di immaginarmi una giornata tipo post fase 1. Quel giorno sfoggeremo mascherine alla moda al posto dei rossetti! Devo ammetterlo: quella Milano rumorosa e caotica inizia a mancarmi un po’, ma questa Milano silenziosa e ingabbiata mi spaventa ancora di più.

“Sii sempre, in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo.”

Gli uomini per essere liberi, Sandro Pertini