Ciao tristezza. Giorno venticinque

Giorno Venticinque, tristezza

tristezzaÈ davvero difficile spiegare cosa sia la tristezza.
Uno stato d’animo? Una condizione del cuore?
Non hai risposte. Riesci solo a riconoscere quando arriva e quando va via.
Tutto accade in pochi secondi.
Ti si presenta davanti e, senza chiederti il permesso, ti si siede accanto.
E non riesci a scacciarla via.
Per quanto tu lo voglia, te la ritrovi in ogni dove. In ogni sguardo. In ogni sorriso, canzone o pensiero.
Lei è lì per restare.
Non vuole sapere ragioni. Anche perché, per quanto tu possa sforzarti, non ne trovi.
Cerchi di distrarti, di non pensarci, ma più lo fai più la avverti.
E cerchi di ignorare questo peso che ti grava sul cuore.
Il tuo impegno non è, però, sufficiente e finisci per accettarla.
È così ostinata!
Tu perdi la pazienza e la lasci fare.
Lasci che si impadronisca dei tuoi pensieri. Lasci che ogni cosa, anche la più piccola e insignificante, ti catturi.
Resti ostaggio della tua tristezza. Non ti opponi.
Forse è quello che vuoi: ti compiaci di questa condizione.
A mettere un punto non ci vuole nulla. Sono le virgole, i ma, i però che fanno più male.
È quella porta che lasci socchiusa a consegnarti nelle sue mani.
Mani che sanno cullarti, coccolarti.
Si lanciano sul tuo cuore, lo afferrano, lo fermano.
E tu ti trattieni. Trattieni tutto per non arrenderti ancora di più.
Ma la tristezza non si rassegna.

L’unico modo per liberartene è concederle spazio.

“Ciao, tristezza ciao.
Dopo la pioggia l’asfalto è luce, tornano i miei sogni
e li ricordo quando mi sveglio.
Dopo giorni bui le paure riprendono il percorso
e vanno via…
Via e diventano nuvole sgonfie;
finalmente la testa riparte e le mani diventano forti.
Ciao, tristezza ciao.
Ho scolpito nel fuoco il tuo viso, lo saprò riconoscere sempre;
Non avrai più motivo di entrare nella mia vita
Ciao, tristezza ciao.
Che cosa sei?!”

Ciao tristezza, Biagio Antonacci