Un gioco sleale. Giorno ventiquattro

Giorno Ventiquattro, il gioco

giocoÈ la quarta domenica che passo nella nuova città.
La prima che sembra passare più in fretta.
Sarà che il ritorno si avvicina. Sarà che è stato un bel weekend ricco di eventi sportivi.
Mi sento viva grazie allo sport. Sento l’adrenalina correre nel mio sangue.
L’angoscia che è venuta a svegliarmi stamattina, adesso è andata via.
Ho vinto la mia battaglia.
Ho asciugato i segni lasciati dal mio rivale sleale che ha sferrato il suo attacco alle mie spalle.
Nella notte. In un sogno trasformato in un incubo.
Ma ho lottato e ho avuto la meglio.
L’ansia e l’angoscia mi hanno dichiarato guerra. Hanno stretto la loro alleanza.
Perfida.
Ma non farò il loro gioco. Accetto la sfida e mi armo di coraggio.
Sono carica di forza d’animo. Non permetterò a una stupida fantasia di impadronirsi del mio cuore.
L’oscurità oggi non entra. Ho chiuso a chiave.
Ho cose più importanti a cui pensare. Decisamente più piacevoli da affrontare.
E non voglio trasformarmi in un essere informe, plasmato dalla paura.
Voglio decisamente imporre le mie regole.
Voglio che sia un gioco alla pari. Non un tormento.

Vivere in un continuo affanno non è divertente.
Sentire il respiro dell’ansia sul tuo collo non è rassicurante.
Quando l’angoscia vuole giocare con te, non ti lascia scampo.
Come un avversario sleale e subdolo vuole annientarti.
Non lasciarla fare.
Sfodera il tuo sorriso migliore e dichiaragli guerra.

Che il gioco abbia inizio!

“Sei il colore che non ho e non catturerò,
ma se ci fosse un metodo vorrei che fosse il mio.
Fanne quel che vuoi, di noi.
Me l’hai insegnato tu:
se c’è una cosa che è immorale è la banalità.
Lo sai, lo sai
che tu sei troppo bianca per restare mano nella mano con te stessa.
E non voglio certo che tu sia la mia più bella cosa mai successa.
Sei il colore che non ho e che vorrei essere io.
Ma se ti rende libera, ti regalo il mio.
[…]”

Bianca, Afterhours