Tutto e il contrario di tutto. Giorno quarantanove

Giorno Quarantanove, contrario

contrarioScrivere non è sempre un atto purificatore.
Alle volte devi cercare dentro di te la soluzione al problema.
Analizzare quel groppo che senti alla gola. Scoprire cos’è che ti chiude lo stomaco.
Perché ti senti così.
E mettere tutto nero su bianco non fa altro che complicare le cose.
Quell’inchiostro, se contiene il vero motivo del tuo malessere, rischia di bruciare come un tatuaggio che adesso non è più gradito.
Leggerlo, vederlo scritto così chiaramente lo rende ancora più vero.
E allora non puoi ignorare. Non puoi ignorarlo.
Ne prendi atto.
Tutto è, adesso, il contrario di tutto.
La piega che prende la vita, il corso delle cose che scorre da solo.
La vita esercita su di te una forza che puoi certamente combattere, ma che difficilmente vincerai.
Non avrai successo né al primo tentativo né all’ultimo perché non ci sarà un ultimo tentativo.
Finché ne avrai voglia porterai avanti questa battaglia.
Ma come le foglie, anche la tua volontà si indebolirà.
Devi solo cercare di alimentare quella fiamma.
Non darti limiti. Anzi, fallo e superali.
Ricomincia sempre.
Poni fine a un capitolo e iniziane un altro.
Anche se è difficile, anche se ti spaventa.
Esiste forse un altro modo? Puoi non farti male?
Riesci a capire senza che nessuno ti spiattelli in faccia come veramente stanno le cose?
Non credere a chi racconta di una vita perfetta.
La perfezione su questo mondo non esiste!
Esisti tu con i tuoi pregi e difetti, capacità e limiti.
E non puoi arrenderti.
Perché arrendersi questa volta significherebbe arrendersi a tutta la vita.

Infondo, siamo nati per questo: cadiamo per rialzarci… un giorno.

«Non cercare sempre di aggiustare le cose. Quello da cui scappi non fa che rimanere con te più a lungo. Quando combatti qualcosa, non fai che renderla più forte. Non fare quello che vuoi. Fai quello che non vuoi. Fai quello che sei allenata a non volere. Il contrario della ricerca della felicità. Fai le cose che ti spaventano di più».
Chuck Palahniuk, “Invisible Monsters”