L’anima di un desiderio. Giorno cinquanta

Giorno Cinquanta, anima

animaÈ sempre difficile capire la natura di una sensazione quando la sua origine ti sfugge dalle mani.
Oggi, per esempio, ti chiedi se la tristezza sia uno stato d’animo o non sia piuttosto uno stato dell’anima.
Quell’anima che troppe volte fai fatica a controllare.
Ancora non ti è chiaro e forse non lo è per il semplice fatto che non vuoi indagare oltre.
L’unica cosa certa è che quando la tristezza si presenta sulla soglia, non puoi far altro che aprirle.
È cortesia.
Oggi piove. Le strade sono più nere, diventano quasi degli specchi. Ma la tua immagine è distorta e non vuoi credere che quella sia la ragione.
Sui vetri delle finestre sono comparsi mille pois ricchi di una luce fioca.
Tante piccole goccioline che pian piano scendono, disegnando piccole linee.
Puoi contare, seguire i loro movimenti fluidi: una goccia ne scansa alcune, poi si unisce ad altre.
Puoi anche giocare con loro e inventare disegni da appendere nel cielo.
È una situazione strana.
Non hai voglia di far nulla, ma dovresti alzarti e sbrigare mille faccende.
Però rimani inerte, rannicchiata a veder scendere giù tutti quei puntini che spesso cambiano natura e si trasformano in tratti.
E sono tratti colmi di pensieri non raccontanti.
Lasci che quei cumuli di parole si facciano spazio tra le vene che abitano il tuo corpo, ma non lo riscaldano.
Essere sveglia non equivale a essere cosciente.

Hai presente quella sensazione che si prova quando stai per realizzare un desiderio e poi questo di scappa d’improvviso dalle tue mani bucate?
Ecco, si prova questo quando il cielo ti dona le sue lacrime.
Cerchi di afferrarle, alle volte ce la fai pure a stringerle… ma non riesci a trattenerle.
I desideri sono così. Uno in particolare.
Un impaziente desiderio che cerchi di alleviare da mesi.
Lo strappi e poi riunisci tutti i pezzi con certosino lavoro.
Lo anneghi in fiumi di acqua con cui poi ti disseti.
Lo cancelli, ma conservi il foglio su cui rimangono scalfiti i segni di una penna che tremava nel tue mani.
Tu lo sai di cosa parlo.
Hai provato a soffocarlo, ma non riesci mai a portare questo proposito a compimento.
Quindi hai deciso di ammetterlo.
Perché è più difficile proseguire il cammino se un albero ti blocca la strada; è inutile far finta di nulla quando quell’idea ha fame e tu non la cibi.
Non puoi accantonarla in un cassetto, respingerla…
Così decidi di ammetterla. Decidi di saziare quel desiderio.
Di esporlo alla luce del sole e magari farlo bruciare.
Perché è come un vampiro: si nutre di te e poi ti abbandona.
In cambio ti lascia con le mani in mano e con la consapevolezza di un giorno sprecato.
Un’anima vuota e affamata.
Di nuovo. Ancora.

Tu sai a cosa mi riferisco.

“L’anima osa. È lei che si perde, poi si ritrova
e come balla quando si accorge che sei lì a guardarla
Non mi portare niente, mi basta fermare insieme a te un istante
E se mi riesce poi ti saprò riconoscere anche tra mille tempeste
Un bacio è come il vento quando soffia piano però muove tutto quanto
E un’anima forte che non ha paura
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora
E se ti cerca è soltanto perché…
Mica si perde, non si nasconde
Cosa le serve
Mica si spegne”
L’anima vola di Elisa