Il giorno dopo. Giorno settanta

Giorno Settanta, il giorno dopo

dopoNon chiedermi di restare. Non chiedermi di capire.
Prova a farlo tu per me. Sciogli il nodo. Risolvi l’enigma: la soluzione è già scritta, devi solo leggerla.
Non chiedermi più di quanto io non mi stia già sforzando di fare. Solo per te. Lo so che ogni volta che ci provo qualcosa poi finisce e una parte di me muore. Sto tentando di mettere da parte la ragione e di vivere come viene.
Anche se a me riesce malissimo.
Non posso fare tutto da sola. Ho bisogno di te. Dopo ogni cosa è sempre te che voglio trovare. Non chiedermi di tornare sui miei passi. Lo farei per non farti soffrire, ma poi soffrirei io. Lo sto già facendo.
Tu prova a venirmi incontro. Fermiamoci a metà strada: chiedi troppo.

Il tempo non è sempre nostro nemico. In questo caso è mio alleato. Sa cullarmi, sa accarezzarmi. Con lui dalla mia parte posso sistemare la confusione perché ho la vita in disordine, il letto sfatto da giorni, i pensieri che non trovano riposo.
Ma c’è bisogno anche di spazio. Da mettere fra me e le mie emozioni e le mie paure. Da mettere fra noi. Fra quello che vuoi tu e quello che voglio io. Fra quello che mi chiedi e quello che non ti do. Perché non posso, perché fa troppo male.

La mia anima non posso spezzarla, capisci?

Resta. Anche se il mare è in tempesta. Anche se non so spiegare. Anche se hai paura. Anche se può arrivare la fine.
Ho cercato le parole giuste, quelle che potevano meglio spiegare… senza fronzoli, senza pause. Ma non ce ne sono perché ti ho detto tutto, perché non hai voluto sentire. Perché sai quello che voglio e fai finta che tutto vada bene. Ma non è così, non per me.
Ho trovato, invece, due occhi pieni di tutto. Ci hai letto qualcosa dentro ai miei occhi? Perché potrebbe essere l’unico modo che ho per parlarti. Mi hai guardata? Hai chiesto? Hai provato a darmi?

Quando ti servono, le parole non escono mai.
Allora esco io_

“Il giorno dopo è sempre così. Il giorno dopo qualsiasi cosa. Un anno bisestile, una passione non corrisposta, una sbornia di liquore dolce. Non riesci ad abituarti all’idea di essere già al giorno dopo. Ti ritrovi nel tuo primo pomeriggio del tuo primo di gennaio a metà novembre e ti accorgi di essere stonato, perché fuori tempo. Per gli altri è un giorno come un altro. Per te, è un giorno come te. Sei in ritardo. Non sei ancora uscito da ieri ed è già domani, anche se gli altri lo chiamano oggi.”

  “Il vizio dell’agnello” di Andrea G. Pinketts