La promessa. Giorno ottantuno

Giorno Ottantuno, ti prometto

Una retta d’inchiostro nero su una distesa di carta bianca.
Siamo noi in uno spazio indefinito, che sembra illimitato ma che una fine ce l’ha e l’abbiamo trovata.
I due punti di quella retta siamo io e te. Dove finisci tu, comincio io; dove finisco io, inizi tu.
A legarci un’effimera promessa. La luce tenue di una stella lontana. La memoria di un tempo andato che vogliamo ricreare.
Ogni giorno quella promessa si rinnova e aspetta di essere onorata.
Ma viviamo nel presente e il presente ha altri tempi, altri luoghi, altri noi.

Ti ricordi di noi?

Siamo ingenui in alcuni momenti. Sono bambina quando ti credo. E ti ho creduto.
Come ho creduto alle favole. Come ho creduto alla promessa.
Quella che ci siamo scambiati in un giorno di pioggia sotto nuvole infinite, e poi ancora quando il temporale è andato via e ci ha lasciati baciare dalla luce del Sole.

Te lo prometto.

Ti ricordi la promessa?
E chi sono io per profanare una promessa?
Per questo aspetto, ti aspetto.
Per questo credo, ti credo.
Tira un’estremità, io tiro l’altra. Sciogli il fiocco.
Libera la promessa. Libera noi.

Torneremo a volare nei cieli infiniti, fino a incontrarci di nuovo. Fino a una nuova promessa_

“È Meleth en Gilith – rispose lei, sorridendo – la Festa della Luce stellare. Tutta la luce è sacra agli Eldar, ma ciò che gli Elfi Silvani amano di più è la luce delle stelle.”
Gli aveva voltato le spalle e aveva iniziato a camminare piano, come a voler sottolineare l’importanza di ciò che stava dicendo.
Kili riflettè un poco prima di rispondere. Era colpito e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
“Ho sempre pensato che quella delle stelle fosse una luce fredda… remota e distante.”
La vide voltarsi di scatto e fissarlo con un’intensità nuova, che quasi lo mise a disagio.
“Essa è memoria! Preziosa e pura – la mano di lei si allungò verso una delle fessure tra le sbarre – Come la tua promessa.”

tratto da “The Hobbit”