Negli abbracci. Giorno sessantadue

Giorno Sessantadue, abbracciami

abbracci“Ci si abbraccia per ritrovarsi interi” scriveva Alda Merini, proprio lei che durante la sua rocambolesca esistenza si è persa e poi ritrovata infinite volte solo grazie alla sua forza.
Ci si abbraccia, certo, ma solo quando hai qualcuno da abbracciare. Solo quando hai voglia, la volontà di abbandonarti in un abbraccio e di accogliere qualcuno.
E ci si abbraccia sapendo che ogni abbraccio ha un sapore diverso.
Un profumo diverso. Il suo cambia, il tuo rimane.
In un abbraccio puoi scioglierti o raggelare.
Durante un abbraccio puoi piangere o puoi ridere o entrambe le cose.
Puoi sentirti libera o legata per sempre.

Ma sai – ne sei consapevole perché lo hai provato sulla tua pelle – che un abbraccio non è mai solo una persona che protende le sue braccia verso di te, aspettando che tu possa in qualche modo raccoglierle.
È un posto da abitare.
Un silenzio da riempire.
Un vuoto da colmare.

Le nostre braccia possono un’infinità di cose. A loro è permesso afferrare oggetti, carezzare i volti, asciugare le lacrime, nascondere un sorriso inopportuno o imbarazzato.
Possono compiere una miriade di azioni.
Eppure non riusciamo mai a riconoscere la loro importanza, il valore di quel mondo sconfinato di gesti.
Non siamo capaci di rendergli giustizia.
Io negli abbracci ci sono entrata intera e ne sono sempre uscita a metà.
Ogni volta, in ogni singolo abbraccio, ero consapevole del fatto che in quel non-luogo io ci stessi lasciando una parte di me che non avrei più rivisto.
Che nessuno mai più mi avrebbe restituito.
Che mai più qualcuno sarebbe stato in grado di restituirmi.

E di ogni abbraccio ricordo il profumo. La durata. L’intensità.
Ci sono abbracci talmente freddi che neppure il più gelido degli inverni reggerebbe il confronto; altri così caldi che anche il più dissoluto fra gli amanti arrossirebbe.
Sono come catene, come una distesa interminabile di anelli pronti a incastrarti.
E lasciano segni. E lasciano cicatrici.
Alcuni abbracci non puoi propri dimenticarli; altri che neanche ricordi.
Quando due persone si abbracciano si stanno abbandonando. Si regalano a quelle braccia che sembrano lì pronte solo per loro.
Stanno abbassando il livello di guardia e, forse, stanno persino pensando che sia giunto il momento di abbassare quel muro di difesa che li costringeva a guardare un orizzonte troppo finito.
Sono due mondi che si stanno confrontando.
Alla fine di quell’abbraccio decideranno come uscirne: da complici o da estranei.

Voglio ancora abbracciarti. Di nuovo.

Io in ogni abbraccio mi sono persa.
E mi sto ancora cercando_

“Dentro ad un abbraccio puoi fare di tutto: sorridere e piangere, rinascere e morire.
Oppure fermarti e tremarci dentro, come fosse l’ultimo.”
Charles Bukowski