Un muro di indifferenza. Giorno cinquantadue

Giorno Cinquantadue, muro

muroAbbiamo avuto mille occasioni per restare in piedi. In equilibrio su i filo di una storia giunta al termine.
Non lo abbiamo mai detto, ma dentro di noi sappiamo che è così.
Abbiamo avuto mille parole da sputarci in faccia, ma non il fiato per pronunciarle perché una volta dette sarebbe stato difficile dimenticarle.
E non vogliamo farci del male volontariamente.
Così le teniamo chiuse a chiave sul fondo della nostra bocca.
Abbiamo lasciato che le urla lasciassero il posto al silenzio; che la distanza ostacolasse i gesti.
Come se non poterci vedere ci impedisse di poterci sentire!
Due corpi che non si toccano non sono lontani. Due occhi che non si vedono non sono vuoti.
Nonostante questo, nonostante noi, alla fine ci siamo persi.
Noi siamo finiti tra le pagine di un racconto che facciamo fatica a leggere. Quasi non lo ricordiamo più.
Ci ritroviamo su due binari diversi. Opposti. Tu all’inizio, io alla fine della corsa. Non ci ritroveremo più in nessuna stazione. Non ci sarà nessuna coincidenza.
A separarci solo il nostro silenzio e quel muro invisibile, ma resistente.
Più forte di noi.
Lo abbiamo costruito bene, ne dobbiamo prendere atto.
Quando un mattone si sgretolava, noi lì a rimboccarci le maniche e a rimetterlo al suo posto. Non ci preoccupavamo neanche di guardarci attraverso quella piccola fessura che si stava aprendo.
Sguardo basso e occhi fissi. A terra, sul muro, sui mattoni, per aria. Dovunque, tranne che su di noi.
Quando una crepa avanzava, noi lì pronti ad arginala.
E ogni volta che abbiamo riparato quel muro, mandavamo in pezzi una piccola parte di noi.
Fino a distruggerla. Fino a distruggerci.
Ci siamo ben guardati dal farci sconti. Non ci siamo risparmiati.
Nessun granello di polvere ha imbrattato i nostri vestiti. Nessuna fatica ha ridisegnato i lineamenti dei nostri visi.
Ma non ci riconosciamo più.
Anche la polvere ha un peso. Anche il vento ha la sua forza.

E tu, tu sai ancora fare male. In silenzio.

“Offuscate tutte le stelle, perché non le vuole più nessuno.
Buttate via la luna, tirate giù il sole, svuotate gli oceani e abbattete gli alberi.
Perché da questo momento niente servirà più a niente.”

tratto dal film L’attimo fuggente” di Peter Weir